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20 Novembre 2025

Il problema delle lista d’attesa

Liste d'attese per essere curati, per mangiare, per avere un posto per dormire. Numeri che parlano di una povertà crescente e di diseguaglianze.

Sembra assai improbabile che la Banca d’Italia e l’Istat si siano messe d’accordo per allargare a dismisura il concetto di diseguaglianza.

La prima è intervenuta per rilevare la disparità che la nuova Irpef introdurrà nei benefici annunciati, che equivarrà a un premio ai redditi più alti e nulla, o quasi, alle famiglie a basso reddito. L’Istat non si limita a osservare che oltre l’85% delle risorse è destinato ai 2/5 più ricchi della distribuzione del reddito, ma indirizza l’attenzione su un altro tipo di diseguaglianza. Nel 2024 quasi 6 milioni di persone, circa il 10% della popolazione, hanno rinunciato a cure mediche o a visite per le liste d’attesa troppo lunghe, costi insostenibili, o mancanza di strutture: 1,3 milioni in più rispetto all’anno precedente.

La convergenza di queste osservazioni, rafforzate dalla reputazione dei due istituti, dovrebbe fare saltare sulla sedia, o sulla poltrona, chi si sta adoperando a favorire il benessere degli italiani e a introdurre elementi di riflessione in chi ha a cuore l’ideale di giustizia.

Mi capita, a volte, di passare per i mercati settimanali di paesi e di piccole città e vedo non solo una popolazione diversa da quella di alcuni anni fa, naturalmente le più varie etnie, ma anche il prevalere di banchi e banchetti con prodotti di scarsa qualità e un affollarsi di persone in cerca di occasioni oppure rovistare tra capi di abbigliamento al costo di un euro. E non sono solo immigrati, ma vedo indaffarati nella ricerca anche molti italiani che hanno abbandonato il cachemire.

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