Amministrazione e bilancio

20 Novembre 2025

Nuovo intervento della Cassazione sulle rinunce a crediti

L’avvio di una azione giudiziale finalizzata esclusivamente alla deduzione di una perdita su crediti non è necessaria se l’imprenditore adotta normali criteri di ragionevolezza. Lo ribadisce la Corte di Cassazione.

Una delle fonti di scontro tra Amministrazione Finanziaria e contribuenti riguarda le deduzioni derivanti dalle perdite su crediti derivanti da saldo e stralcio.

Per essere riconosciuta ai fini fiscali, la perdita su crediti deve passare attraverso i paletti fissati dalla norma del Testo Unico (art. 101, c. 5 del Tuir).

La norma, che disciplina analiticamente i presupposti per la deduzione delle perdite su crediti, è giustificata dalla preoccupazione che accordi scellerati tra fornitori e clienti abbiano come unica finalità quella di conseguire vantaggi fiscali illeciti. Preoccupazione invero infondata, quanto meno nelle realtà strutturate, in quanto a nessuno verrebbe in mente di rinunciare ad un incasso per beneficiare di una minore tassazione.

Per queste ragioni tradizionalmente la disciplina tributaria pretende che le perdite sui crediti derivino da fatti oggettivi, ossia da elementi certi e precisi sottratti alla discrezionalità dell’imprenditore. In un recente passato si pretendeva anche l’oggettiva certezza non solo in relazione alla esistenza della perdita ma anche al momento di cui essa si manifestava (fino all’art. 13 D.Lgs. 147/2015).

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