Diritto del lavoro e legislazione sociale

14 Novembre 2025

Sicurezza e lavoratori stranieri: criticità e risposte possibili

Tra i più esposti a infortuni e malattie professionali vi sono i lavoratori stranieri. Formazione carente, precarietà e barriere linguistiche aumentano il rischio. Servono strumenti mirati, buone prassi e una comunicazione davvero inclusiva.

I dati, i racconti e purtroppo anche la cronaca ci dicono da anni che una delle categorie più vulnerabili in tema di sicurezza sul lavoro è rappresentata dai lavoratori stranieri. Lo sono per tanti motivi, spesso interconnessi: carenze nella formazione, difficoltà linguistiche, condizioni contrattuali poco tutelanti, se non addirittura irregolari. Non è un caso se una parte importante degli infortuni mortali e gravi riguarda proprio manodopera immigrata.

Analizziamo 2 casi reali, tratti dall’archivio INFOR.MO., il sistema di sorveglianza degli infortuni gravi e mortali coordinato da Inail e Regioni.

Il primo episodio si svolge in un turno notturno presso un’azienda di imballaggi. Un lavoratore senegalese sale all’interno di un cassone sistemato sulle forche di un carrello elevatore per riparare un portone bloccato. Il collega alla guida del carrello lo solleva a oltre 3 metri da terra. Una manovra improvvisata, del tutto insicura, che si conclude tragicamente: il lavoratore perde l’equilibrio e precipita, riportando un trauma cranico fatale. Il regolamento aziendale vietava espressamente interventi autonomi di manutenzione, ma quella regola, forse mai compresa appieno, non è bastata a evitare il rischio.

Il secondo caso riguarda un lavoratore brasiliano, attivo con la propria ditta individuale e coinvolto informalmente in un subappalto per il ripristino di una facciata. Mentre opera da solo su una piattaforma elevabile (PLE) a oltre 10 metri di altezza, rimane incastrato tra il cestello e il cornicione dell’edificio, morendo per strangolamento meccanico. Non aveva ricevuto formazione adeguata all’uso della PLE, né risultano verifiche mediche o idoneità sanitaria. Anche in questo caso, il quadro rivela una catena di trascuratezze, affidamenti verbali, attrezzature gestite in modo opaco e l’assenza di un secondo operatore, previsto espressamente dal manuale d’uso della macchina.

Due casi drammatici, diversi ma accomunati da un dato: la fragilità sistemica della posizione del lavoratore straniero, che spesso lavora in condizioni marginali, senza piena consapevolezza dei rischi e senza strumenti reali per tutelarsi. E allora non basta incolpare l’errore umano: serve una strategia culturale e operativa per prevenire l’errore sistemico.

Tra gli strumenti utili in questo senso vi sono i materiali elaborati negli anni da Inail, raccolti anche nel focus tecnico “Comunicazione in materia di salute e sicurezza per i lavoratori stranieri” (dicembre 2024). Si tratta di una vasta produzione informativa pensata per superare le barriere linguistiche e culturali. Tra questi ricordiamo l’opuscolo “Straniero, non estraneo. ABC della sicurezza”, disponibile in 10 lingue, e la collana “Quaderni per immagini” dedicata all’edilizia, con comunicazione visiva essenziale. Vi sono poi materiali specifici per il lavoro domestico (come “Casa si cura”) e manuali per ambienti particolari, come quello navale.

Una menzione a parte meritano i video della serie “Napo”, privi di dialoghi e comprensibili da chiunque. Attraverso l’ironia e la narrazione visiva, veicolano in modo efficace messaggi fondamentali sulla sicurezza.

In conclusione, la sicurezza dei lavoratori stranieri non si risolve con un corso in più o una traduzione. Richiede una progettazione inclusiva, l’impiego di mediatori culturali, una formazione accessibile e continuativa, ma soprattutto la volontà di riconoscere che la diversità nei luoghi di lavoro è una risorsa, non un ostacolo. E che proprio dove la fragilità è più alta, l’obbligo di protezione deve essere più forte.

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