Diritto del lavoro e legislazione sociale

07 Marzo 2024

L’assunzione del coniuge come lavoratore dipendente

L’assunzione del coniuge come lavoratore dipendente è del tutto legale nel nostro Paese, ma nella realizzazione del proposito possono sorgere complicazioni.

Spesso il professionista si sente chiedere da un cliente se può assumere come dipendente il proprio coniuge e la risposta del tutto prudenziale che si è tentati di dare è: “meglio di no”. A fronte dei vantaggi che il rapporto di lavoro subordinato porta con sé (trattamento pensionistico, prestazioni di malattia e di maternità, ecc.) c’è il rischio che i contributi versati non siano considerati dall’Inps utili per fruire delle sperate prestazioni.

Può succedere, infatti, che l’Inps non riconosca la presenza della subordinazione e a seguito di visita ispettiva eccepisca la nullità del rapporto di lavoro intrattenuto ed, eventualmente, lo riconduca ad altra casistica (coadiuvanza, impresa coniugale, ecc.). Questo può succedere perché nel rapporto di lavoro tra coniugi non vale il principio di presunzione di onerosità del rapporto, bensì quello di gratuità, che bisogna vincere dimostrando fattualmente che nella conduzione del rapporto di lavoro con il proprio coniuge erano presenti tutti i requisiti della subordinazione.

In tal senso la Corte di Cassazione ha, ancora recentemente, affermato che, ricorrendone i requisiti, è possibile per i coniugi mettere in atto un vero e proprio rapporto di dipendenza. Bisogna, però, fornirne la prova che non sempre è facile argomentare. Per esempio, con la sentenza 27.02.2018, n. 4535, la Cassazione ha consolidato l’orientamento che riconosce la natura subordinata del rapporto di lavoro in presenza di indici sistematici quali la presenza costante, l’osservanza di un orario coincidente con l’apertura al pubblico, la corresponsione di un compenso a cadenze fisse.

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