Imposte dirette
29 Aprile 2025
Dopo l’occasione mancata del decreto Milleproroghe, l’atteso aggiustamento della disciplina sulle auto aziendali è in arrivo con il decreto Bollette. Tuttavia, sono mancate le risorse per un ripensamento radicale.
L’autolesionismo in ambito tributario è un tema attuale. Sarà per questo che la questione del fringe-benefit sulle auto aziendali sta ormai appassionando anche chi non ha interessi specifici.
Come è noto, il nostro legislatore ha varato una normativa finalizzata a promuovere la rotazione del parco auto verso l’elettrico. Rotazione che, però, non convince gli operatori a causa dei maggiori costi e della scarsa flessibilità dell’elettrico rispetto al termico.
Ma il motivo di maggior malcontento è legato all’entrata in vigore delle nuove norme in materia di fringe benefit. Il legislatore ha, infatti, completamente dimenticato l’esistenza del pregresso e l’esigenza di tutelare l’affidamento di chi ha ordinato una vettura (anche diversi mesi fa) e si trova di colpo un fringe benefit aumentato dal 30% al 50%.
Dopo vari tentativi e dichiarazioni di simpatia, il legislatore è finalmente riuscito a inserire nel decreto Bollette, sottoposto alla questione di fiducia e quindi blindato, l’emendamento 6.01.
Il nuovo emendamento si applica alle assegnazioni pregresse, ossia ai veicoli concessi in uso promiscuo dal 1.07.2020 al 31.12.2024 clamorosamente dimenticati dalla riforma. Si applica, inoltre, per i veicoli ordinati dai datori di lavoro entro il 31.12.2024 e concessi in uso promiscuo dal 1.01.2025 al 30.06.2025.
Per queste due categorie di veicoli le regole del fringe benefit (art. 51, c. 4, lett. a) del Tuir) sono quelle in vigore al 31.12.2024, ossia generalmente il 30% della tariffa ACI, salvo che le emissioni di CO2 siano particolarmente alte o basse.
Per le auto ordinate nel 2025, oppure assegnate al dipendente dopo il 1.07.2025 non c’è (al momento) nulla da fare. La disciplina 2025 prevede l’aumento del fringe benefit dal 30 al 50% per i motori endotermici e la riduzione al 10% per quelli elettrici e al 20% per gli ibridi plug-in.
La formulazione della norma è tale per cui, in caso di cambio dell’autoveicolo (anche per furto, e anche con un modello identico per tipologia ed anzianità), si cadrà nel caso della nuova assegnazione con conseguente aumento del benefit.
Inoltre, chi ha scelto nel 2024 un’auto dai tempi di consegna più lunghi non avrà la possibilità di ottenere la consegna e quindi l’assegnazione prima del 1.07.2025. Le disparità saranno quindi all’ordine del giorno e i direttori del personale si troveranno con belle gatte da pelare.
Ecco, perché la notizia dell’emendamento è buona, ma, per le solite ragioni di cassa, non va incontro alle richieste delle aziende, incastrate tra contratti già firmati e dipendenti inferociti. C’è sempre la possibilità di un cambiamento, ma il mercato dell’auto ha tempi di reazione lunghi. I continui tentennamenti non aiutano e già emergono segnali di ridimensionamento dell’importante mercato delle flotte aziendali.