Accertamento, riscossione e contenzioso
22 Aprile 2025
Se esistono i presupposti per la compensazione legale e il debitore sceglie di non avvalersene, pagando un soggetto a sé riconducibile, la condotta può integrare una distrazione penalmente rilevante ai fini della bancarotta fraudolenta (Cass., sent. 13.04.2025, n. 14330).
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13.04.2025, n. 14330, è tornata a interrogarsi sul rapporto esistente tra il diritto civile e il diritto penale, con particolare riferimento alla fattispecie della bancarotta fraudolenta per distrazione.
Il punto focale della decisione è costituito dalla compensazione legale e la sua incidenza (o meglio il suo mancato utilizzo) in un contesto penalmente rilevante. Il principio da cui parte la Suprema Corte è noto: la compensazione legale (ex art. 1241 ss. c.c.) opera automaticamente tra 2 debiti certi, liquidi ed esigibili. Tuttavia, essa non può essere rilevata d’ufficio dal giudice, ma deve essere eccepita dalla parte interessata, poiché si tratta di un effetto estintivo che rientra nella sua disponibilità.
Ma cosa accade se il debitore, pur potendo far valere la compensazione, sceglie volontariamente di non farlo, estinguendo il debito con un pagamento privo di giustificazione economica?