Diritto del lavoro e legislazione sociale

30 Settembre 2025

Come comportarsi quando il dipendente non rientra dalle ferie

Un’analisi delle motivazioni che possono addurre i lavoratori al non rientro delle ferie e delle possibili conseguenze.

Il rientro dalle vacanze è un piccolo trauma per tutti, ma in genere non presenta particolari profili giuslavoristici. Ma cosa succede se il dipendente prolunga la propria assenza e non rientra? Gli scenari cambiano a seconda della motivazione addotta dal lavoratore.

Sarebbe legittimo, ad esempio, indugiare in villeggiatura adducendo di aver ripreso a lavorare da remoto? Nel caso trattato dal Tribunale di Ragusa (sentenza dell’11.07.2025), un dipendente era stato licenziato per giusta causa per l’“indebito ricorso allo smart working” senza un previo accordo col datore e senza richiedere ferie per i giorni di assenza. Il Tribunale, considerata la normativa in materia (L. 22.05.2017, n. 81, L. 122/2022, nonché il Protocollo attuativo tra il Ministero e le Parti Sociali del 7.12.2021), stabiliva che la “modalità agile non costituisce un diritto pieno del lavoratore”, che neppure se avesse i requisiti per “l’accesso preferenziale allo smart working” potrebbe autonomamente “decidere se e quando rendere la propria attività lavorativa in non meglio precisati locali diversi dalla sede aziendale”, dovendo invece “ottenere dal datore […] un’autorizzazione preventiva, da integrare con la stipulazione dell’accordo”. Pertanto, senza accordo, niente smart working “vista mare”, non bastando una comunicazione unilaterale del dipendente (specie a cose fatte).

E cosa succede se il lavoratore, in prossimità del rientro dalle ferie all’estero, si ammala? Secondo l’Inps, se accade in un Paese UE (o extra UE, ma con accordi con l’Italia) si ha la copertura per malattia solo con un certificato redatto da un medico locale che rispetti sia i requisiti italiani sia quelli del Paese straniero. 

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