Accertamento, riscossione e contenzioso

22 Settembre 2025

Condanna penale per la compensazione con crediti fiscali di terzi

Le Sezioni Unite ribadiscono l'illiceità dell'utilizzo di posizioni creditorie dell'accollante.

La recente pronuncia della Suprema Corte di Cassazione, Sezione III penale, sentenza 2.09.2025, n. 30098 torna ad affrontare la questione relativa alla compensazione di debiti fiscali mediante l’utilizzo di crediti appartenenti a soggetti diversi dal debitore originario, stabilendo che essa rappresenta una condotta penalmente rilevante ai sensi dell’art. 10-quater D.Lgs. 74/2000, anche quando realizzata attraverso contratti di accollo. La compensazione tributaria mediante crediti di terzi accollanti rimane preclusa e penalmente rilevante, indipendentemente dalle modalità contrattuali attraverso cui viene strutturata l’operazione.

Un imprenditore individuale aveva stipulato un accordo di accollo con la società Alfa S.r.l., attraverso il quale quest’ultima si assumeva l’onere di soddisfare le obbligazioni tributarie e previdenziali, sia già maturate che future. Sulla base di tale contratto, erano state effettuate 2 distinte operazioni di compensazione fiscale a beneficio dell’imprenditore, utilizzando però crediti d’imposta di pertinenza della società accollante. L’Amministrazione Finanziaria ha qualificato tali compensazioni come indebite, considerando che erano state realizzate avvalendosi di posizioni creditorie spettanti a un soggetto diverso dal debitore d’imposta. La Corte d’Appello di Ancona, conseguentemente, ha pronunciato condanna per il reato di indebita compensazione, decisione ora confermata dalla Cassazione.

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