Amministrazione e bilancio
08 Aprile 2025
Approvato il rinvio della CSRD e delle norme sulla diligenza aziendale. Più tempo per adeguarsi, ma il perimetro degli obblighi si restringe.
Il Parlamento europeo ha dato il via libera alla proposta della Commissione Europea nota come “Stop the clock”, stabilendo un rinvio di 2 anni per l’entrata in vigore degli obblighi relativi alla rendicontazione di sostenibilità, previsti dalla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD). Tale iniziativa rientra nel più ampio pacchetto legislativo denominato “Omnibus I”, ideato per rafforzare la competitività delle imprese europee sul mercato globale. Questa decisione segna un importante cambio di passo rispetto alla tabella di marcia originariamente predisposta.
Secondo il calendario attuale, la CSRD individua 3 gruppi di soggetti obbligati con differenti tempistiche di applicazione. La prima ondata (“wave 1”) include le grandi imprese già soggette alla precedente normativa sulla rendicontazione non finanziaria (NFRD). Per queste realtà, l’obbligo di applicazione resta fissato dal 2024 con pubblicazione nel 2025. La seconda categoria (“wave 2”), che comprende le altre grandi imprese finora esenti, vedrà invece slittare l’entrata in vigore dal 2025 al 2027, con report da pubblicare nel 2028. Lo stesso differimento riguarderà le PMI quotate (“wave 3”), inizialmente obbligate dal 2026, che potranno ora pubblicare il primo rapporto solo nel 2029.
Nonostante il voto favorevole del Parlamento europeo, il percorso legislativo della proposta non è ancora terminato. Sarà necessario il successivo passaggio formale al Consiglio Europeo, il quale, tuttavia, ha già manifestato un orientamento favorevole il 26.03.2025. Il pacchetto “Omnibus I” non si limita soltanto a ritardare l’applicazione della CSRD, ma propone anche una revisione significativa del campo di applicazione, limitandolo esclusivamente alle imprese con organico superiore ai 1.000 dipendenti. Quest’ultimo aspetto è attualmente oggetto di approfondimento presso la Commissione affari giuridici.
Non si tratta dell’unica novità contenuta nel pacchetto Omnibus I, che include altresì una direttiva volta a ridimensionare sostanzialmente l’ambito applicativo degli obblighi di rendicontazione di sostenibilità. Tale proposta, il cui esame parlamentare verrà avviato nella commissione affari giuridici, mira a circoscrivere gli adempimenti alle sole imprese di grandi dimensioni con più di 1.000 dipendenti.
Il parlamento europeo ha approvato contemporaneamente anche il rinvio dell’applicazione delle normative sul dovere di diligenza aziendale, quelle che richiedono alle imprese di mitigare l’impatto negativo delle loro operazioni su persone e ambiente. Gli Stati membri dell’Unione disporranno, pertanto, di un anno aggiuntivo rispetto al cronoprogramma precedente, vale a dire fino al 26.07.2027, per recepire queste norme nei rispettivi ordinamenti nazionali.
Anche le prime aziende destinatarie della direttiva beneficeranno di questo differimento annuale: si tratta delle realtà europee con organico superiore a 5.000 dipendenti e fatturato netto oltre 1,5 miliardi di euro, nonché delle imprese extra-UE con giro d’affari nell’Unione sopra tale soglia, che dovranno conformarsi solo dal 2028 anziché dal 2027 come originariamente previsto. La medesima data di applicazione varrà anche per il secondo gruppo di soggetti obbligati, comprendente le imprese UE con più di 3.000 dipendenti e fatturato netto superiore a 900 milioni di euro, insieme alle aziende non comunitarie con ricavi nell’Unione oltre questa soglia. Anche questa normativa sul dovere di diligenza passerà ora al vaglio del Consiglio dell’Unione Europea per la necessaria approvazione definitiva.