Imposte dirette

26 Marzo 2024

CU sbagliate dell'Inps, che fare

Sono arrivate nei giorni scorsi le CU per dipendenti e pensionati. Che fare se la CU è sbagliata ma il datore di lavoro o soprattutto l’Inps non la correggono.

Con oltre 16 milioni di pensionati, l’Inps è il principale sostituto di imposta italiano. Nei giorni scorsi l’Istituto ha puntualmente inviato, o pubblicato sul portale, le certificazioni uniche relative alle prestazioni erogate nel 2023.

Ma a tale puntualità corrisponde altrettanta precisione? Dalle proteste che si raccolgono pare che, ogni anno, una percentuale di certificazioni significativa sia errata. Gli errori possono capitare anche nelle certificazioni dei datori di lavoro, ma il caso Inps è peculiare per 3 ragioni:

  1. i cedolini dell’Inps sono tra i più complicati e i meno facili da leggere nel panorama;
  2. la platea dei beneficiari tende, comprensibilmente, a fidarsi dell’Istituto;
  3. non è per niente facile avere un dialogo con l’Istituto.

Lo scorso anno l’Inps ha cercato di correre ai ripari invitando (cfr. circolare n. 29/2023) chi avesse ricevuto una certificazione sbagliata a rivolgersi genericamente presso gli sportelli Inps, senza però fornire alcun servizio dedicato. Francamente, non sappiamo quanto questo servizio funzioni.

Il risultato è che nella migliore delle ipotesi il pensionato non può utilizzare la precompilata, nella peggiore il pensionato sarà raggiunto fra qualche anno da richieste di versamenti o avrà pagato più del dovuto senza saperlo.

Che fare se non si riesce ad ottenere per tempo una nuova CU?

 Anzitutto, sconsigliamo di ignorare la Certificazione Unica. Ciò comporterebbe un intervento dell’Agenzia delle Entrate pressoché certo, giacché l’Agenzia riceve i flussi delle CU e procede senza contradditorio.

Nelle pieghe dei modelli fiscali c’è, in effetti, una soluzione fa-da-te non molto approfondita dalle istruzioni, ma che potrebbe andare bene almeno per chi si è visto recapitare una certificazione con somme mai percepite.

Nel 730, il rigo E26, codice 21 relativo agli altri oneri deducibili può essere utilizzato per indicare “le somme che non avrebbero dovuto concorrere a formare i redditi di lavoro dipendente e assimilati e che, invece, sono state assoggettate a tassazione”.

La circolare dell’Agenzia delle Entrate n. 15/E/2023 suggerisce di compilare tale rigo e di conservare la documentazione dalla quale si evinca l’entità e il motivo per cui tali somme non devono essere assoggettate a tassazione.

Se non si riesce o non si può presentare il 730, sarà sempre possibile presentare il modello Redditi 2024 che contiene l’analogo rigo RP26 con codice 21.

Così operando si riesce a neutralizzare il reddito certificato per errore dall’Inps (o da altro sostituto). Nel caso in cui l’Agenzia ritenga di approfondire, essa avrà l’onere di contattare il contribuente. A questo punto sarà possibile fornire all’Agenzia tutte le informazioni richieste e probabilmente si potrà contare su un interlocutore più pratico della materia tributaria.

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