Diritto del lavoro e legislazione sociale
10 Luglio 2025
Emergenza caldo: non solo cassa integrazione. Poteri e misure perseguibili dal datore di lavoro nel procedimento di riorganizzazione delle attività lavorative post ordinanza.
Come abbiamo avuto modo di appurare nell’ultimo quinquennio, l’emergenza caldo torna nel sistema produttivo del nostro Paese. Tra ordinanze regionali, protocolli quadro sottoscritti tra Governo e Parti sociali, accordi sindacali, indicazioni di prassi amministrativa e nuove misure organizzative, il tessuto imprenditoriale corre ai ripari per salvaguardare la salute e la sicurezza soprattutto dei lavoratori impiegati in attività principalmente esposte al sole e ad alta intensità fisica.
A ben vedere, molti dei noti provvedimenti sopracitati “pagano lo scotto” di non intervenire in maniera diretta, chiara ed esaustiva rispetto alle azioni che i datori di lavoro sono comunque obbligati ad attuare per tutelare i propri lavoratori, sia in funzione delle disposizioni di legge, ma anche nell’innegabile ruolo sociale che gli stessi ricoprono.
Fatta eccezione per i rari e noti casi da manuale in cui le relazioni industriali sono particolarmente sviluppate e dagli esiti pregevoli, le ordinanze regionali anti-caldo impattano in maniera immediata sull’organizzazione delle attività produttive, anche di piccole e medie imprese non sindacalizzate, riducendo di fatto gli orari tipici di svolgimento della prestazione lavorativa, con uno stop solitamente imposto di circa 3 ore e 30 minuti continuativi (12:30 – 16:00).