Paghe e contributi

23 Ottobre 2023

Esonero contributivo 6% o 7% per i dipendenti. Cosa può succedere?

Il lavoratore ha diritto all’esonero contributivo che di fatto si riflette sul netto in busta paga. Per il calcolo occorre fare riferimento alla retribuzione lorda mensile: le variabili del mese possono condizionare l’importo dell’esonero.

L’esonero contributivo è stato introdotto dall’art. 1, c. 121 L. 234/2021 (legge di Bilancio 2022). Per l’anno 2022 nella misura del 2% con retribuzione lorda mensile non superiore a 2.692 euro, e del 3% con retribuzione non superiore a 1.923 euro e con effetti anche sulla tredicesima mensilità, ciò sino al 30.06.2023.

Il D.L. 48/2023 (decreto Lavoro) ha aumentato l’esonero di 4 punti percentuali, quindi 6% e 7%.
L’Inps è intervenuta con la circolare n. 7/2023 e il messaggio n. 2974/2023, dando indicazioni anche sulla compilazione Uniemens e sulla cumulabilità con altri incentivi.

Per ottenere l’esonero occorre far riferimento all’imponibile lordo del mese; analizziamo le situazioni dibattute.

Primo caso: lavoratore con retribuzione lorda pari a 2.400 euro

l’esonero teorico spettante è pari a 2.400 euro moltiplicato per il 6%, quindi pari a 144 euro. Lo stesso lavoratore, per esempio nel mese di agosto, viene richiamato dalle ferie per attività urgenti, lavora il sabato e la domenica svolgendo ore di lavoro straordinarie per un importo lordo di 324 euro; sommando questo importo alla normale retribuzione lorda mensile, il lavoratore supera il limite di 2.692 euro (precisamente 2.753 euro) e perde l’esonero. Il lavoratore potrebbe commentare nel seguente modo: “sono stato disponibile a rientrare a lavorare di sabato e domenica con il risultato finale di aver “perso” 144 euro di esonero che avrei percepito se non avessi lavorato nel fine settimana”.

Secondo caso: lavoratore con retribuzione lorda pari a 2.300 euro

nel mese di settembre riceve un premio di produzione di 450 euro lordo. Il lavoratore avrebbe avuto diritto a un esonero pari a 138 euro che perde a causa del superamento del limite dovuto al premio percepito. Il lavoratore rimane quindi insoddisfatto, pur avendo ricevuto un premio, sul quale per altro anche l’azienda ha versato i relativi contributi previdenziali, rimanendo lei stessa scontenta.

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Terzo caso: lavoratore con retribuzione lorda pari a 2.500 euro

Riceve il bonus benzina di 200 euro, quindi, imponibile lordo mensile pari a 2.700 euro. Il lavoratore perde l’esonero pari a 150 euro per il solo fatto di aver percepito il bonus benzina. Anche in questo caso il lavoratore rimane insoddisfatto.

Molti sono i casi nelle aziende che abbiamo affrontato in questi mesi, da una parte un beneficio economico al lavoratore di importi netti rilevanti, dato che 7% o il 6% porta al lavoratore mediamente 105 euro in più di retribuzione netta (esempio 1.500 euro x 7%) sino a 156 euro (esempio 2.600 euro x 6%) e dall’altra il rispetto dei due massimali mensili indipendentemente dalla tipologia delle spettanze del mese.

Due rapporti di lavoro part time

Una considerazione nel caso di due rapporti di lavoro part time: il calcolo rimane invariato e ciascun datore opera autonomamente il conteggio, senza preoccuparsi se la somma dei due imponibili lordi eccede il massimale mensile.

Ne è un esempio il caso di un lavoratore con due rapporti di lavoro part-time che nel mese di agosto ha per un rapporto di lavoro un imponibile lordo di 1.300 euro e per l’altro rapporto di lavoro un imponibile lordo di 1.400 euro; il lavoratore percepisce l’esonero da entrambi i datori di lavoro per un importo complessivo di 189 euro. Se lo stesso lavoratore avesse avuto un unico rapporto di lavoro con retribuzione lorda pari a 2.700 euro non avrebbe percepito l’esonero. Questo crea grande disagio e disuguaglianze.

Una situazione delicata è il caso in cui ai lavoratori viene garantita una retribuzione netta; in questo caso, a nostro parere, è importante che nella lettera venga legittimato l’assorbimento anche nel caso di miglioramenti previsti da future norme di legge.

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