Diritto del lavoro e legislazione sociale
08 Agosto 2025
Tra giugno e settembre aumentano gli incidenti sul lavoro, specie nei settori stagionali. Alla base, condizioni critiche, alta mobilità e personale poco formato. L’estate è la stagione del rischio e richiede strategie preventive rafforzate.
Con l’arrivo dell’estate, i consulenti del lavoro si trovano a fronteggiare dinamiche occupazionali in rapida trasformazione: assunzioni temporanee, alta rotazione nei settori stagionali, flussi di lavoratori verso le località turistiche. Ma dietro questi movimenti si cela una criticità silenziosa e ricorrente: l’impennata degli infortuni sul lavoro tra giugno e settembre. Il nesso tra stagionalità, spostamenti e sicurezza non è solo sociologico, ma operativo e gestionale.
Rischio caldo nei luoghi di lavoro – L’estate si caratterizza per un incremento degli infortuni, anche mortali. Non si tratta di un’anomalia statistica, ma di un pattern consolidato: nei mesi estivi, soprattutto in giugno e luglio, si registra un numero elevato di incidenti, con agosto che, pur presentando una contrazione delle ore lavorate, evidenzia un tasso di gravità più marcato. I settori più esposti sono quelli stagionali per eccellenza: agricoltura, edilizia e trasporti.
Il calore incide in modo diretto sulla sicurezza: la prolungata esposizione alle alte temperature, combinata con un’intensificazione dei ritmi di lavoro e una minore capacità di concentrazione, determina un aumento della probabilità di errore umano. Il cosiddetto “stress termico” non è un concetto astratto, ma una variabile concreta da considerare nella valutazione del rischio.
Lavoratori temporanei e fragilità sistemiche – A ciò si aggiunge un elemento strutturale: la fragilità dei modelli organizzativi stagionali. L’ingresso di lavoratori giovani, spesso inesperti e con una formazione minima o assente, costituisce una variabile di vulnerabilità. La sicurezza, in questo contesto, è spesso percepita come un vincolo piuttosto che come un investimento e viene sacrificata sull’altare dell’efficienza e della velocità operativa.
Nei comparti turistici e della ristorazione, il turnover esasperato e la flessibilità contrattuale rendono difficile implementare modelli di prevenzione stabili. I lavoratori in transito, privi di radicamento organizzativo e spesso inconsapevoli dei rischi specifici del contesto operativo, diventano anelli deboli di una catena già tesa.
Mobilità estiva: effetti indiretti sulla sicurezza – Parallelamente, l’estate è anche il periodo della mobilità interna, con spostamenti temporanei verso le località costiere, dettati da motivazioni professionali, personali o aspirazionali. Pur non esistendo un incremento anagrafico documentato nei mesi estivi, il dato rilevante per il consulente del lavoro è l’aumento delle prestazioni stagionali legate al turismo e alle attività economiche costiere.
Questi flussi incidono indirettamente anche sugli infortuni in itinere, specialmente nei periodi di esodo e rientro, quando l’intensità del traffico stradale raggiunge picchi critici. Il tragitto casa-lavoro, in estate, si trasforma spesso in un ulteriore fattore di rischio.
Prevenzione e formazione: leve imprescindibili – La connessione tra estate, mobilità e aumento del rischio infortunistico impone una riflessione operativa profonda. Per il consulente del lavoro, il compito non è solo quello di monitorare l’applicazione delle norme, ma di supportare le imprese nell’adozione di misure strutturate e proattive: percorsi di formazione mirata per i neoassunti, revisione dei modelli organizzativi nei picchi di stagionalità, rafforzamento della sorveglianza sanitaria e della vigilanza operativa.
Inoltre, andrebbero promosse campagne di sensibilizzazione sui rischi legati al caldo e sulla gestione dei turni di lavoro, con l’obiettivo di ridurre l’esposizione nei momenti più critici della giornata.
Conclusione: estate ad alto coefficiente di attenzione – L’estate non è solo una stagione climatica, ma un vero e proprio scenario operativo con caratteristiche peculiari e ad alto coefficiente di rischio. In questo contesto, la sicurezza non può essere un’opzione, ma deve diventare una componente strategica della gestione del lavoro stagionale. Il ruolo del consulente è, oggi più che mai, quello di trasformare la cultura della prevenzione in prassi quotidiana, anche (e soprattutto) quando l’emergenza non fa notizia.