Indennità per licenziamento illegittimo nella piccola impresa

Il tema della misura dell’indennità risarcitoria, posta dal legislatore, col D.Lgs. 23/2015 (parte della Riforma del Jobs Act), a presidio del licenziamento illegittimo operato da una impresa non rientrante nel disposto ex art. 18 Statuto dei Lavoratori, era stato oggetto di una prima attenzione da parte della Corte Costituzionale con la sentenza n. 183/2022; in tale decisione il legislatore stesso era stato invitato a rivedere i limiti legali del citato risarcimento, ritenuti infatti non idonei a ristorare il lavoratore ingiustamente licenziato. Con successiva sentenza n. 118/2025, stante l’inoperosità legislativa, il Giudice delle leggi era quindi intervenuto dichiarando l’incostituzionalità dell’art. 9, c. 1, nella parte in cui poneva un tetto massimo all’indennità risarcitoria pari a 6 mensilità.

Si ricorda che la norma appena citata, operante per i casi di datori di lavoro che non raggiungono i limiti dimensionali ex 18, cc. 8 e 9 L. 300/1970, dimezzava il valore dell’indennità spettante per licenziamento illegittimo così come previsti ex art. 3, c. 1 D.Lgs. 23/2025. Questi ultimi, che erano posti in misura “non inferiore a 6 e non superiore a 36 mensilità”, erano quindi dimezzati per le “piccole imprese”, ma con un limite esplicito per il tetto massimo posto a 6 mensilità.