Agricoltura ed economia verde

03 Maggio 2025

Infortuni in agricoltura: l’analisi Inail tra numeri, rischi e cause

Il nuovo report Inail fotografa il fenomeno infortunistico in agricoltura tra il 2019 e il 2023: in calo infortuni e decessi, ma restano alti i rischi legati a età, mezzi obsoleti e patologie da lavoro. Focus su criticità e misure preventive.

Nonostante i progressi sul fronte della prevenzione e la diffusione di nuove tecnologie, l’agricoltura si conferma tra i settori più pericolosi per la salute e la sicurezza dei lavoratori. A ricordarlo è l’ultimo numero del periodico Dati Inail, a cura della Consulenza statistico attuariale dell’Istituto, che analizza l’andamento degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali nel quinquennio 2019-2023, ultimo periodo consolidato disponibile alla data del 31.10.2024.

Nel 2023 le denunce di infortunio presentate all’Inail per la gestione Agricoltura sono state 26.546, un dato stabile rispetto all’anno precedente ma in calo del 19,7% rispetto al 2019, quando se ne contarono oltre 33.000. Anche i casi mortali mostrano una flessione: dai 171 del 2019 si è scesi ai 138 del 2023, segnando una riduzione del 19,3%.

Un’analisi più dettagliata rivela che il calo degli infortuni è attribuibile in larga parte a quelli occorsi “in occasione di lavoro” (-20,3%), mentre gli infortuni “in itinere”, più rari in agricoltura per la frequente coincidenza tra luogo di vita e di lavoro, rappresentano solo il 6% del totale.

Il raffronto con i dati Istat sull’occupazione evidenzia un decremento degli occupati nel settore (-2,8% nel 2023), ma la diminuzione degli incidenti supera quella degli addetti, con un tasso di infortuni sceso da 22,5 ogni mille unità lavorative annue (ula) nel 2019 a 18,5 nel 2023. I decessi passano da 0,097 a 0,070 ogni mille ula, segno di un miglioramento dell’efficacia delle misure di prevenzione, sebbene resti elevata la pericolosità intrinseca del comparto.

A livello territoriale, quasi la metà degli infortuni del 2023 accertati positivamente si concentra nel Nord Italia (46%), mentre al Sud si osserva un’incidenza più elevata dei casi mortali (40%). Il Centro si attesta rispettivamente al 20% e al 14%. Degna di nota anche la componente di infortunati stranieri, pari al 19% del totale.

Sul fronte demografico, l’età media degli infortunati in agricoltura è più alta rispetto ad altri settori (49 anni contro i 43 dell’Industria e servizi), con un’incidenza significativa degli over 64: il 14% sul totale degli infortunati e il 40% tra i decessi. Questo dato è collegato alla forte presenza di lavoratori autonomi, più propensi a prolungare l’attività oltre l’età pensionabile, e a una minore aderenza alle norme di prevenzione.

Tra le principali cause di infortunio grave e mortale spicca il ribaltamento dei trattori, fenomeno ancora frequente a causa dell’utilizzo di macchinari obsoleti, privi di dispositivi di sicurezza come ROPS e cinture. Per contrastare questo rischio, l’Inail ha dedicato un asse del Bando ISI all’ammodernamento del parco mezzi, con incentivi a fondo perduto destinati alle micro e piccole imprese agricole.

Altro rischio trascurato è quello legato agli incendi, causati dalla presenza di materiali combustibili e da fenomeni di autocombustione, spesso innescati in ambienti scarsamente ventilati. Depositi, rimesse e fienili rappresentano ambienti critici, in cui è essenziale predisporre misure di prevenzione attiva e passiva.

Il report Inail approfondisce anche il tema delle malattie professionali, in aumento del 14,7% rispetto al 2022, con 11.483 denunce nel 2023. La maggior parte riguarda il sistema muscolo-scheletrico (78,1%), in particolare disturbi dei tessuti molli e dorsopatie. Seguono le patologie neurologiche (13,2%) e dell’udito (5,4%). A livello geografico, il Mezzogiorno concentra il 49% dei casi, con la Puglia in testa (17%), seguita da Toscana, Emilia-Romagna e Sardegna.

Il quadro delineato da Inail conferma i progressi compiuti in termini di prevenzione, ma evidenzia anche quanto resti ancora da fare per rendere il lavoro nei campi davvero sicuro. Un obiettivo che richiede investimenti strutturali, vigilanza, formazione e un’efficace rete di protezione per lavoratori spesso invisibili ma essenziali per l’economia nazionale.

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