Società e contratti

17 Marzo 2022

La figura del Chief executive officer

Il Ceo è il punto di riferimento per l’intero management. Chi è e che cosa fa. Poteri e rischi.

Il termine “Ceo”, di origine anglosassone, è l’acronimo di “Chief executive Officer”, con cui si identifica il soggetto cui sono affidate, in ambito societario e aziendale, le maggiori responsabilità in materia di gestione e decisioni strategiche. In pratica, corrisponde alla figura dell’amministratore delegato, ossia il punto di riferimento dell’intero management al quale, invece, è affidata la gestione operativa dell’azienda, da svolgersi con i necessari margini di autonomia decisionale; il tutto, nel rispetto delle scelte adottate da parte dell’amministratore delegato stesso.

È una delle figure che compongono il consiglio di amministrazione nelle società per azioni o società a responsabilità limitata e in qualsiasi altra realtà organizzata in modo analogo. Spettando al consiglio di amministrazione le più importanti funzioni in materia di scelte strategiche e di controllo sui dirigenti, è evidente che la delega delle stesse, conferita al Ceo, appunto, renda quest’ultimo la figura centrale dell’impresa, sotto il profilo decisionale, di responsabilità e anche d’immagine. In pratica, il Ceo di una società è al vertice dell’organizzazione e possiede il potere di firma; dunque, ha di fatto, il potere di rappresentare personalmente gli interessi della società, ogni volta in cui si presenti la necessità. Naturalmente, essendo il più informato, riguardo la vita dell’impresa e l’attività della concorrenza, è anche il diretto responsabile di un’eventuale mala gestio.

Sebbene le responsabilità di un amministratore delegato siano le stesse, a prescindere dall’organizzazione, le sue funzioni possono variare, in base a diversi fattori, primi fra tutti, la dimensione aziendale e la natura giuridica della società/ente rappresentato, se pubblica o privata. Naturalmente, il Ceo non gode del dono di predire il futuro per poter gestire l’azienda a lungo e nel miglior modo possibile, per tutti gli stakeholders coinvolti ma, dalla sua persona, ci si aspetta l’abilità, attraverso un mix di conoscenze, esperienza, risorse, motivazione e autorità, di mantenere non solo la propria società, sempre pronta al cambiamento, ma di ottenere benefici dal cambiamento e, in qualche modo, di pilotare quest’ultimo.

Un altro ruolo che ricopre il Ceo è quello di “risk manager”. Il risk management è diventato un argomento centrale, nella vita delle società, successivamente alla crisi del 2008 e il Ceo è ritenuto quella figura che deve maneggiare l’incertezza, calibrando ogni propria decisione, in base a un accurato calcolo/valutazione del rischio.

A parere di chi scrive, il commercialista, con un’adeguata formazione manageriale da acquisire, unita ad una pluriennale esperienza maturata nel settore amministrativo/fiscale, può trovare un nuovo sbocco, tenuto conto dell’evoluzione della professione, che è in fase di avanzamento da alcuni anni e che richiede necessariamente di guardare al cambiamento, senza buttare nulla di quanto si è acquisito, in anni di dedizione e sacrifici. Per di più, secondo le “Note Interpretative” emanate dal CNDCEC, aggiornate al 1.03.2012, inerenti “La disciplina delle incompatibilità di cui all’art. 4 D.Lgs. 28.06.2005, n. 139”, nell’esplicazione del caso n.10, prevede che l’esercizio della professione sia compatibile per “l’iscritto all’albo, non socio, ma consigliere delegato o presidente o amministratore unico o liquidatore di società di capitali o di società ed enti di cui al Caso 9, con ampi (o tutti) i poteri gestionali”.

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