Accertamento, riscossione e contenzioso

12 Luglio 2025

La prova è un onere che non va equivocato o reinterpretato

Nelle liti con il Fisco, sapere con certezza chi deve dimostrare cosa non è solo una questione tecnica, ma soprattutto una questione di giustizia.

Nel contenzioso tributario capita spesso che la partita non si giochi sui numeri, ma sulle prove. Più precisamente ci si interroga su chi debba portarle. Questo argomento, che prima può sembrare una questione per tecnici, è invece profondamente legato al senso di giustizia che ogni contribuente si aspetta qualora sia chiamato a difendersi da un’accusa fiscale.

La sentenza della Corte di Cassazione 6.02.2025, n. 2951 entra nel vivo di tale tema, con una esposizione estremamente equilibrata e una lucidità che meritano di essere condivisi.

Il caso esaminato dagli Ermellini appare piuttosto semplice e ricorrente; si tratta di una società commerciale che si opponeva a una ripresa fiscale fondata su 2 punti essenziali:

1) la presunta mancata contabilizzazione di ricavi;

2) la deduzione indebita di costi.

In giudizio, la C.T.R. adita aveva attribuito rilievo probatorio a dichiarazioni rilasciate da un ex amministratore e a movimenti bancari, considerati dalla società estranei alla propria attività. La società, dal canto suo sosteneva che, così facendo, il giudice le avesse chiesto di dimostrare l’inesistenza di un collegamento, invertendo indebitamente l’onere della prova.

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