Imposte dirette

21 Ottobre 2025

Legge di Bilancio 2026: riduzione dell’Irpef

La manovra per il 2026 introduce importanti modifiche alla tassazione dei redditi, con uno stanziamento complessivo di oltre 2,8 miliardi per il riordino dell'Irpef. L'obiettivo è sostenere il potere d'acquisto delle famiglie attraverso una redistribuzione del carico fiscale.

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge di Bilancio 2026, definendo gli interventi sulla struttura dell’Irpef. L’intervento principale riguarda la modifica dell’aliquota applicata al 2° scaglione di reddito, in continuità con il processo di riforma fiscale avviato nel 2024.

Si ricorda, infatti, che la legge di Bilancio 2025 (L. 207/2024) ha confermato a regime la struttura a 3 scaglioni Irpef introdotta dal D.Lgs. 216/2023, superando il precedente sistema a 4 aliquote. Per il periodo d’imposta 2025, la tassazione progressiva prevede:

– 23% per i redditi fino a 28.000 euro;

– 35% per i redditi oltre 28.000 e fino a 50.000 euro;

– 43% per i redditi oltre 50.000 euro.

Parallelamente, è stato disposto l’innalzamento da 1.880 a 1.955 euro della detrazione per i titolari di redditi da lavoro dipendente con reddito complessivo non superiore a 15.000 euro. Per la determinazione del reddito di riferimento si computano anche i redditi assoggettati a cedolare secca, quelli derivanti dal regime forfetario e la quota di agevolazione ACE.

Per l’anno d’imposta 2026, uno stanziamento di 2,8 miliardi di euro consente l’intervento sulla seconda aliquota, che passa dal 35% al 33%. La struttura diventa quindi:

– 23% per i redditi fino a 28.000 euro;

– 33% per i redditi oltre 28.000 e fino a 50.000 euro;

– 43% per i redditi oltre 50.000 euro.

L’elemento distintivo della misura risiede nella clausola di sterilizzazione: l’aliquota ridotta al 33% si applica esclusivamente ai contribuenti con reddito fino a 200.000 euro. Oltre tale soglia, il beneficio viene azzerato, escludendo di fatto i redditi elevati dal perimetro dell’agevolazione.

L’analisi degli effetti evidenzia una distribuzione progressiva del beneficio fiscale. I contribuenti con reddito imponibile fino a 28.000 euro non registrano alcun vantaggio, poiché la loro aliquota marginale resta invariata al 23%. Per i redditi superiori, il risparmio d’imposta è stimato in circa 20 euro annui per un reddito di 29.000 euro, fino ad un massimo di circa 440 euro annui per redditi tra 50.000 e 200.000 euro.

Il beneficio massimo si determina applicando la riduzione del 2% (dal 35% al 33%) all’intero scaglione di 22.000 euro compreso tra 28.000 e 50.000 euro. Grazie al meccanismo progressivo dell’Irpef, tale risparmio si estende automaticamente a tutti i redditi superiori a 50.000 euro, fino al limite di 200.000 euro dove opera la sterilizzazione. Un contribuente con reddito di 201.000 euro non beneficerà di alcuna riduzione, ritornando alla medesima imposta lorda che avrebbe pagato con le aliquote 2025.

Si stima che saranno oltre 9 milioni i contribuenti, con redditi compresi tra 28.000 e 200.000 euro che beneficeranno della riduzione dell’aliquota intermedia. Resta confermata la compatibilità dell’imposta sostitutiva in regime forfettario con i redditi da lavoro dipendente fino a 35.000 euro.

È utile ricordare che la manovra prevede ulteriori interventi complementari: per i redditi bassi sono confermate somme esenti e detrazioni aggiuntive fino a 40.000 euro, mentre con uno stanziamento di 1,9 miliardi viene potenziata la detassazione dei premi di produttività (l’aliquota attualmente prevista nella misura del 5% passerebbe all’1% su importi fino a 5.000 euro), dei turni festivi e degli straordinari notturni, coinvolgendo circa 2,6 milioni di lavoratori. Per i redditi sotto i 28.000 euro, infine, gli aumenti da rinnovi contrattuali 2025-2026 scontano una tassazione ridotta al 5%.

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