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01 Luglio 2025
Sergio Marchionne aveva sfidato il provincialismo italiano, specie sulle ferie agostane, un lusso che il mondo multinazionale globalizzato non si può permettere.
In un mondo del lavoro sempre più connesso e senza confini, le riflessioni di Sergio Marchionne sul provincialismo italiano e, in particolare, sulla prassi delle ferie agostane generalizzate, hanno offerto e offrono ancora spunti cruciali, specialmente per i giovani che si affacciano o già operano in contesti multinazionali. La sua visione spesso scomoda ma lucida, mirava a scuotere il paese, spingendolo a riconoscere la propria posizione in una realtà economica globale che “se ne frega” delle nostre abitudini e percezioni interne.
Marchionne ha raccontato un episodio emblematico risalente al suo arrivo in Fiat nel 2004. L’azienda, in quel periodo, perdeva ben 5 milioni di euro al giorno. Nonostante questa drammatica situazione finanziaria, quando prese le redini e si ritrovò a lavorare in ufficio a Torino nel mese di agosto, si accorse che “non c’era nessuno”. La sua domanda retorica, carica di incredulità, fu: “Sono tutti in ferie?” “Ma in ferie da cosa?”.
Questa osservazione non era solo una critica alla gestione del tempo, ma un affondo diretto a una mentalità radicata. Marchionne sottolineava come una multinazionale, con operazioni in Paesi come il Brasile e l’America, continuasse a lavorare ad agosto, mentre la Fiat chiudeva i battenti.