Lettera del direttore ·
16 Maggio 2025
Che fatica distinguere tra finzione e realtà!
Apro il giornale e vedo un capo di Stato vestito da papa. Qualche tempo fa qualcuno con l’aiuto dell’IA trasformava un territorio devastato e martoriato dalla guerra in un paradiso terrestre.
Immagini false si sovrappongono a riprese reali in un periodo dove, tra l’altro, i conflitti ci regalano scene di atrocità vere che potrebbero essere considerate fantasiose in altri tempi, in altri contesti.
Ho una certa età e un po’ di esperienza per saper distinguere, a volte a fatica, le informazioni vere da quelle false, i giochi macabri dalle tragedie contemporanee.
Ma chi ha occhi solo sul cellulare, chi si informa solo nel mondo social dove tutti sembrano giornalisti, reporter, critici o perfino docenti è sufficientemente attrezzato con la propria testa e con i filtri culturali?
Non lo so. Il mio ottimismo mi farebbe propendere per dare fiducia alle giovani generazioni cresciute con nuovi strumenti di relazione che io non conoscevo. Come d’altronde la mia generazione è cresciuta con la televisione che i miei nonni o i miei genitori non si sarebbero mai immaginati di poter vedere. Eppure, questo effluvio di mistificazione di una realtà già difficile da comprendere, a volte, fa temere il peggio.
È una situazione che sconvolge non solo le teste, ma interi settori produttivi che fanno sempre più fatica a interpretare il mondo che cambia.
Da un lato, come ultimamente rilevato da Ferruccio De Bortoli, si assiste a una notevole confusione nei dati economici, quei dati che fornivano segnali e tendenze e che rendevano più agevole l’orientamento delle scelte. È anche colpa dell’economia digitale che non si fa misurare e sfugge all’evidenza.
Dall’altro lato le rilevazioni risultano più complicate poiché le persone e le imprese non rispondono più ai questionari, non si fanno intervistare a causa delle molestie telefoniche e anche di una crescente diffidenza verso la cessione di informazioni. Così le fonti ufficiali si relativizzano, sono sempre più soggette a interpretazioni più che costituire una certezza informativa.
Se si aggiunge, anche per i dati economici, la crescente difficoltà di distinguere il dibattito serio dal cicaleccio infondato, la confusione non fa che aumentare.
Viene così a mancare una bussola che, per quanto in un contesto generale, forniva materiale di riflessione che aiutava a scongiurare una navigazione completamente a vista.
Non stupisce, quindi, che qualcuno abbia pensato di contrastare l’insicurezza con il creare un’attività imprenditoriale remunerativa, cercando di distinguere il grano dall’erba cattiva.
Leggo, infatti, di un’impresa di recensioni con un fatturato di tutto rispetto che sembra essere in grado di distinguere le recensioni “guidate” o addirittura vendute, dall’autentica opinione dei consumatori. È la solita IA a consentire questo, mediante l’analisi dei dati dei consumatori, il riscontro delle loro affermazioni e dei contenuti.
Insomma, si vende fiducia, come in un ritorno al passato quando produttore e cliente si conoscevano e la reputazione della ditta era il vero valore di mercato.
Bei tempi, che non tornano.
Quindi ben venga qualcuno che riesca a fare un po’ di luce nella penombra di una realtà dove non tutto è come appare.