Bandi, agevolazioni, bonus, contributi a fondo perduto

06 Dicembre 2023

Revisione del PNRR: Bruxelles dà il via libera

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano è stato incrementato da 191,5 a 194,4 miliardi di euro, suddivisi su 614 obiettivi anziché i precedenti 527.

Questo aumento è attribuibile a un piccolo incremento nella quota di sovvenzioni (144 milioni di euro) e ai 2,7 miliardi di contributi aggiuntivi per il RepowerEu, che, dopo aver assorbito una parte delle risorse liberate dalla revisione del PNRR, raggiunge ora 11,2 miliardi di euro. Nonostante ciò, l’importo è inferiore ai 19,2 miliardi di euro originariamente proposti, poiché diversi progetti sono stati respinti in sede comunitaria, principalmente a causa dell’alto rischio di superare la scadenza del 2026.

Il ridimensionamento del Repower consente di recuperare 3,1 miliardi di progetti comunali destinati al definanziamento e di potenziare alcuni settori del PNRR, come gli investimenti nelle reti idriche (con un aumento di 2 miliardi) e l’acquisto di treni ecologici (con un incremento di 1,1 miliardi).

Questi numeri riassumono il lungo negoziato tra il Governo italiano e la Commissione Europea, che ha recentemente approvato la rimodulazione del PNRR italiano, ora valutato complessivamente a 21,4 miliardi, sebbene in una formulazione notevolmente rivista rispetto alle ipotesi iniziali. Tuttavia, rimane ancora sotto esame il raggiungimento dei 28 obiettivi della quarta rata, che ammonta a 18,5 miliardi, previsti entro la fine dell’anno. Il Governo mantiene comunque l’obiettivo di ottenere l’accredito entro il 31.12.2023, garantendo così l’incasso dei 35 miliardi complessivi della terza e quarta tranche nel 2023.

I fondi effettivamente aggiunti ammontano a 2,9 miliardi, tenendo conto del meccanismo finanziario del Repower, e non a 12 o 21 miliardi citati nelle dichiarazioni politiche, dato l’elevato livello del debito pubblico italiano. Cambia drasticamente, tuttavia, il calendario di questi fondi, che viene posticipato insieme a diversi obiettivi del Piano.

La quinta rata, legata alle scadenze del 31.12.2023, subisce una notevole riduzione da 18 a 12 miliardi (per un totale di 69 obiettivi). Analogamente, la sesta rata (prevista per il primo semestre 2024) scende da 11 a 10 miliardi. Di conseguenza, l’anno prossimo il PNRR dovrebbe apportare meno di 22 miliardi alle casse dello Stato (la tabella Ue è al lordo degli anticipi già incassati) invece dei 28 inizialmente previsti.

Il recupero avverrà successivamente con l’aumento della settima rata (che aggiungerà circa 4 miliardi ai 18,5 originari) e soprattutto con la decima e ultima rata, che balza da 18,1 a circa 33 miliardi, con ben 150 obiettivi. Questo slittamento è comprensibile, poiché il valore di ogni tranche è parametrato agli obiettivi da raggiungere, e molti di essi vengono spostati in avanti oltre che modificati. In totale, 145 obiettivi subiscono rimodulazioni e slittamenti.

Aumentano le riforme più dei fondi, con 7 nuovi capitoli (5 legati al RepowerEu). In particolare, l’Italia si impegna a semplificare e unificare in un Testo unico le regole per la produzione di energie rinnovabili, a ridurre i rischi finanziari per le imprese nell’acquisto di energia rinnovabile, a tagliare di almeno 2 miliardi dal 2026 i sussidi ambientalmente dannosi, a riformare gli incentivi alle imprese, a estendere ai fondi di coesione l’approccio basato sui risultati caratteristico del PNRR e a ridurre i costi di connessione degli impianti di biometano.

Numerose novità si registrano anche nelle riforme già presenti nel programma iniziale del 2021. Si prevede un ampliamento degli interventi pro-concorrenza, che comprenderanno anche settori come farmacie, assicurazioni e gas, e la rimozione delle barriere all’ingresso per chi desidera avviare un’attività commerciale.

Per eliminare i ritardi nei tempi di pagamento della Pubblica Amministrazione rispetto ai limiti imposti dalle regole europee (30 giorni, 60 nella sanità), si prevede un anno in più (fine 2024) anziché i 15 mesi proposti dal Governo, con l’impegno di sostenere anche in termini di liquidità gli enti più in difficoltà. Un calendario più esteso, ma accompagnato da azioni di supporto più robuste, coinvolge anche le riforme nel settore della giustizia e degli appalti.

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