Imposte dirette
07 Agosto 2025
Da decenni la “semplificazione fiscale” rappresenta uno degli argomenti più ricorrenti nei programmi elettorali di tutti i governi italiani, indipendentemente dal colore politico.
Indipendentemente dalle intenzioni dichiarate, la realtà appare molto diversa: il nostro sistema fiscale resta tra i più complessi, se non il più complesso, d’Europa, con normative stratificate, adempimenti burocratici onerosi e un contesto normativo in continuo mutamento. Muovendo dalla constatazione che l’ordinamento tributario è frammentato in una miriade di imposte, tributi e contributi, spesso sovrapposti o scarsamente coordinati, è altrettanto evidente che la produzione torrentizia di norme e la stratificazione delle leggi hanno generato un quadro confuso, in cui ogni riforma si aggiunge a quella precedente, raramente semplificandola in concreto.
In attesa di valutare gli esiti della riforma introdotta con la L. 111/2023 (finora, oggettivamente, la semplificazione è rimasta sulla carta), nel tempo si sono susseguiti vari tentativi, i cui esiti sono stati assai discutibili. Ad esempio, il cd. “fisco telematico” e la fatturazione elettronica se, da un lato, hanno snellito alcuni processi, per altro verso non hanno ridotto l’onere burocratico. Quanto alla proposta di flat tax per alcune categorie, oltre a essere limitata e parziale, non sembra rispondere a criteri di equità sotto il profilo del rispetto del principio della capacità contributiva. Gli stessi piani di revisione dell’Irpef appaiono attuati in modo frammentario; oltretutto, le riforme finora annunciate sono state adottate solo in parte, o hanno finito per introdurre nuove eccezioni e regole, complicando ulteriormente il sistema.