Finanza e banche
02 Settembre 2025
Nonostante le semplificazioni del decreto 2025, le società neocostituite incontrano difficoltà nell’aprire conti correnti, tra obblighi antiriciclaggio e vincoli delle banche su aziende inattive.
Il Governo italiano ha approvato il 4.08.2025 il decreto Semplificazioni 2025 con l’obiettivo di snellire la burocrazia e gli adempimenti fiscali, amministrativi e lavorativi per imprese e professionisti. Questo decreto è parte del piano del PNRR e punta a semplificare oltre 600 procedure entro il 2026, intervenendo su vari settori, tra cui Fisco, lavoro, ambiente e sviluppo economico.
Nonostante queste misure semplificative, aprire un conto corrente, per le società appena costituite, si sta rilevando sempre più difficile. Infatti, sempre più banche, anche se i fogli informativi non lo esplicitano, adottano direttive interne che precludono l’apertura di conti correnti a società risultanti inattive al Registro delle Imprese. Questo fenomeno, riconducibile al rafforzamento degli obblighi antiriciclaggio e al controllo stringente dei rischi da parte degli istituti di credito, ha un grande impatto sulla facilità di fare impresa nel nostro Paese. Una società, infatti, nasce inattiva e rimane tale finché non avvia la propria attività economica, ma con le nuove restrizioni difficilmente potrà avere un conto corrente e iniziare a operare.
Le S.r.l. o le S.r.l.s., per esempio, acquisiscono personalità giuridica solo con l’iscrizione nel Registro delle Imprese e necessitano di avere un conto corrente bancario fin da subito, a titolo esemplificativo e non esaustivo, per versare il capitale sociale, adempiere obblighi normativi e gestire tutte le operazioni propedeutiche all’avvio dell’attività economica.
Non avere un conto corrente societario può bloccare, di fatto, l’avvio dell’attività economica. Si immagini, ad esempio, ad una società che vuole aprire un nuovo ristorante: deve trovare i locali, siglare contratti per le utenze, allestire gli spazi, completare pratiche amministrative, organizzare la pubblicità, ecc. prima di risultare attiva nel Registro delle Imprese. In tutto questo lasso di tempo, che può essere anche molto lungo, la società appare inattiva e molte banche rifiutano l’apertura di un conto corrente. Senza conto corrente, inoltre, l’accesso al credito è fortemente limitato per non dire precluso.
Le possibili soluzioni sono:
– trovare una banca che sia propensa e gestisca rapporti di conto corrente per le nuove società nel pieno rispetto della normativa antiriciclaggio;
– creare un conto personale dedicato, intestato all’amministratore, e gestito con estrema diligenza. Questa soluzione non è conforme alle buone prassi amministrative ed espone a numerosi rischi che includono contestazioni per mancanza separazione giuridica e contabile tra patrimonio personale e societario, difficoltà di trasparenza e ricostruzione delle operazioni, propensione a maggiori controlli fiscali o antiriciclaggio;
– avviare un’attività economica provvisoria coerente con l’oggetto sociale. Questa opzione comporta costi, adempimenti fiscali e contributivi anticipati, nonché il rischio che operazioni, non coerenti, siano contestate dagli organi di controllo.
In sintesi, l’applicazione rigorosa delle logiche di rischio e trasparenza, da parte di molte banche, senza distinguere le casistiche di “inattività”, crea ostacoli concreti a chi vuole avviare un’impresa che si traducono troppo spesso in maggiori oneri economici.