Amministrazione e bilancio
19 Marzo 2025
Nonostante il rallentamento da parte della Commissione Europea dell’ultimo periodo la macchina della sostenibilità ambientale procede il suo percorso e inizia a presentarsi prepotentemente nell’operatività delle nostre piccole e medie imprese.
Da una parte la Comunità Europea pone in atto un accenno di rallentamento in materia di sostenibilità, ponendo allo studio 2 proposte di legge con obbiettivo la semplificazione e riduzione delle informazioni obbligatorie da inserire nei reporting relativi, pensando ad una riduzione delle imprese tenute ai report ESG e a rinviarne gli obblighi. La Commissione Europea il 26.02.2025 ha dettato le linee guida dei lavori della legislatura corrente all’interno del “pacchetto omnibus I” della denominata bussola della competitività.
Dall’altra parte le aziende sia estere che italiane sensibili o anche solo obbligate alle tematiche della sostenibilità stanno iniziando ad inviare report di quanto da loro effettuato e a richiedere opinioni, suggerimenti e informazioni su quanto i propri fornitori sono sensibili alle tematiche della sostenibilità, il tutto mediante questionari di tipo complesso che richiedono dati particolari non sempre di facile recepimento.
Un approccio che si sta sempre più prepotentemente inserendo anche nelle nostre micro imprese ancora impreparate ad affrontare queste tematiche in quanto, non ancora obbligate, ma di fatto coinvolte quali tasselli di creazione di un sistema del valore, nel quale le imprese clienti, obbligate alla rendicontazione di sostenibilità, terranno conto in sede di pianificazione strategica e di rendicontazione dell’approccio alle tematiche di sostenibilità dei loro fornitori. Le grandi aziende, anche internazionali, saranno più propense ad interfacciarsi con fornitori che già adottano criteri in linea con le tematiche ESG.
Quindi a fronte di una “frenata” della Ue che intende rivedere la disciplina introdotta dalla direttiva CSRD (direttiva 2022/2464/UE) sulla rendicontazione di sostenibilità, già obbligatoria per alcune aziende al fine di fornire sulle informazioni relative ad aspetti ambientali, sociali e di governance delle attività ESG, l’attività già iniziata non pare possa essere fermata.
Il “fronte interno” si trova comunque a raffrontarsi con tali tematiche anche legate al sistema bancario già sensibilizzato sulle tematiche ESG in sede di erogazione dei finanziamenti. La stessa Banca d’Italia l’11.03.2022 ha prodotto un documento relativo ai fattori ESG nel sistema finanziario in merito al ruolo della vigilanza ove è riportato:
“Le tre componenti ESG sono strettamente legate tra loro, ma ciascuna presenta proprie specificità, anche per il modo in cui è stata sinora inquadrata nel framework di vigilanza. La governance rappresenta da sempre una delle principali aree di analisi e intervento delle autorità di vigilanza; l’esperienza degli ultimi anni ha confermato quanto essa rappresenti una variabile chiave ai fini della sana e prudente gestione degli intermediari e, quindi, per la stabilità dell’intero sistema”.
Pertanto a fronte di un Commissione Europea che prevede la riduzione delle imprese obbligate alla rendicontazione con obbligo solo per le imprese con più di 1.000 dipendenti e fatturato superiore ai 50 milioni di euro e lo slittamento in avanti di 2 anni degli obblighi relativi di rendicontazione per le imprese tenute dagli anni 2026 e 2027 oltre alla semplificazione dei dati obbligatori da inserire, le nostre piccole e medie imprese si trovano nel dilemma se investire sulla sostenibilità da subito o procrastinare con il rischio di perdita di clientela e bancabilità.
Gli stessi professionisti devono decidere se investire su tali tematiche divenendo revisori di sostenibilità; il D.M. Economia 19.02.2025, in GU 3.03.2025, n. 51, concerne contenuto e modalità di presentazione della domanda di abilitazione dei revisori contabili e delle società di revisione allo svolgimento dell’attività di attestazione della conformità della rendicontazione di sostenibilità.
A parere dello scrivente il progresso non si ferma e tali tematiche, che riportano al concetto di circolarità del benessere che dovrebbe esistere fra vita lavorativa e il mondo che con essa interagisce, non devono essere fermate ma rese consone e accessibili alla realtà delle nostre piccole imprese.