Società e contratti

23 Ottobre 2025

Trust: le persistenti diffidenze dell’Agenzia delle Entrate

L’Agenzia delle Entrate continua a mostrare diffidenza verso il trust, costruendo una nozione “fiscale” dell’istituto non prevista dal legislatore e in contrasto con la Convenzione dell’Aia. Tale prassi mina la certezza del diritto e l’autonomia del trust riconosciuto a livello comunitario.

Le principali avversioni mosse all’istituto del trust che ancora oggi fanno ostruzione a un uso sicuro dello strumento giuridico in questione si raccordano alla circolare dell’Agenzia delle Entrate 27.12.2010, n. 61/E, nella quale veniva prospettata una casistica di fattispecie di trust interposti e di cd. inesistenza fiscale del trust, di latitudine praticamente indefinita.

A tale proposito si ritiene di dover sottolineare come allo scopo di poter asserire l’inesistenza fiscale del trust e negarne corrispondentemente la soggettività tributaria, occorrerebbe fiscalmente poter disporre di una configurazione di trust legislativamente individuata agli specifici fini delle imposte sui redditi, che prenda le distanze da quella di matrice civilistica-comunitaria, e sulla base di tale autonoma delineazione strutturale e assetto legale dell’istituto, negare la qualificazione del trust e con essa la tutela della correlata disciplina di interessi, qualora manchi il riscontro delle specifiche caratteristiche del cd. trust “fiscale” (si cfr. A. Vicari, “La soggettività passiva del trust nelle imposte dirette tra interposizione fittizia, simulazione e riqualificazione” in Trusts e attività fiduciarie nn. 5/2011 e 6/2011).

Una tale autonoma configurazione di trust “fiscale” a livello legislativo non è però dato rinvenirne alcuna traccia, dal momento che il legislatore fiscale nel disciplinare il trust ai fini delle imposte sui redditi non ha autonomamente conformato l’istituto, rinviandolo in tale modo al corrispondente assetto comunitario.

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