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04 Dicembre 2018

Vado piano perché ho fretta

Vado piano perché ho fretta” è una citazione di Napoleone Bonaparte. Se lo diceva lui che di strategie e organizzazione se ne intendeva, forse dovremmo rifletterci.

Il fatto è che del “logorio della vita moderna” se ne accorsero già oltre trent’anni fa i pubblicitari, quando decisero di reclamizzare un amaro con un attore come Ernesto Calindri che lo beveva seduto in mezzo al traffico, incurante del pericolo. A pensarci bene, eravamo solo agli inizi.

Oggi i ritmi lavorativi ci impongono di correre, perché camminare non è sufficiente. Sarà vero? Ai nostri figli chiediamo di fare scuola di pianoforte, di danza, di nuoto, di arti marziali e nel contempo, pretendiamo anche ottimi voti a scuola. In ufficio, nello stesso istante, parliamo al telefono, guardiamo la posta e diamo disposizioni ai nostri dipendenti.

E se ci fermassimo per un attimo, consapevoli che il nostro cervello non è stato costruito per fare più cose contemporaneamente? Riflettiamo su cosa accade in una normalissima giornata di lavoro nel nostro studio… Sono concentrato? Parlo con calma e svolgo un solo lavoro, improntando una comunicazione efficiente con tutte le persone che collaborano al progetto? Oppure accade altro? Non potrò mai motivare i miei collaboratori se io per primo, dedicandomi a 1.000 compiti e correndo qui e là pensando di fare 10.000 cose, non sto facendo la cosa giusta.

Ripensiamo per un attimo al nostro lavoro nell’ultima settimana. È vero, ho fatto tante cose ma quelle tante cose, sono state completate una per volta. Anche nei momenti più frenetici, siamo stati in grado di assolvere a un solo compito, nonostante abbiamo stressato noi stessi e i nostri collaboratori pensando a più cose simultaneamente.

Fare più lavori nello stesso momento produce paura di sbagliare, adrenalina, ansia, tensione e chi ci sta vicino lo percepisce e ovviamente cerca di respingerlo.

La nostra mente elabora un solo pensiero per volta. La fonte di maggiore stress sul posto di lavoro è costituita dal tentativo della nostra mente di elaborare idee diverse, di affrontare svariati compiti, scenari futuri, preoccupazioni e inquietudine, nello stesso momento. Ignorare questo concetto ci porta verso una vita sommersa e schiacciante.

Bisogna rallentare il ritmo se vogliamo arrivare a essere più efficienti. L’imperativo è categorico: una cosa per volta. Quando avrò deciso cos’è più importante, mi concentrerò e mi occuperò di quel lavoro come se fosse l’unico e una volta concluso, ricomincerò con un’altra incombenza. Solo in questo modo, abbandonerò la frenesia e la disorganizzazione mentale evitando di scaricare ansia e tensione sui miei collaboratori. I nostri dipendenti vogliono un “capo” calmo e che concentri tutti i suoi sforzi, le sue energie e la sua attenzione su una sola e unica cosa. Oggi sarò pure in vena di citazioni, ma non posso rischiare di non essere stato convincente e così provo a farlo, ricordandovi che: ”le persone che non hanno mai tempo, sono quelle che fanno di meno”.

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