Accertamento, riscossione e contenzioso
25 Giugno 2025
Un'opportunità di compliance preventiva che potrebbe rivoluzionare la gestione del rischio fiscale anche per le realtà di minori dimensioni. Corsi per certificatori dal prossimo settembre.
Le dichiarazioni del Viceministro Leo e del direttore dell’Agenzia delle Entrate Carbone al convegno organizzato dall’Ordine degli Avvocati di Milano il 18.06.2025 hanno segnato una svolta nell’evoluzione del Tax Control Framework (TCF). Il regime di adempimento collaborativo, disciplinato dal D.Lgs. 128/2015 e recentemente sistematizzato dalle Linee Guida dell’Agenzia delle Entrate del 10.01.2025 (provvedimento n. 5320/2025), verrà esteso anche alle piccole e medie imprese. La “compliance preventiva” ha finora interessato esclusivamente le imprese con ricavi superiori a 750 milioni di euro. Una soglia che era destinata a una progressiva riduzione fino a 100 milioni nel 2028, ma che ora potrebbe subire accelerazioni significative. Inoltre, i corsi per i professionisti, propedeutici all’iscrizione dei certificatori nell’apposito elenco, avranno inizio il prossimo mese di settembre.
Il Tax Control Framework non è, in sostanza, un mero adempimento aggiuntivo. Si tratta piuttosto di un sistema organizzato di gestione preventiva del rischio fiscale che si concretizza nel Tax Compliance Model (TCM). Quest’ultimo deve essere certificato da professionisti qualificati indipendenti, aspetto che nella casistica comune rappresenta uno dei principali ostacoli all’implementazione. La cooperative compliance si basa sul presupposto di trasformare il rapporto tra contribuente e Amministrazione Finanziaria da conflittuale a collaborativo. L’impresa che aderisce al regime può infatti ottenere certezza preventiva sui comportamenti da adottare attraverso specifiche interlocuzioni con l’Agenzia delle Entrate. E qui emerge uno degli aspetti più interessanti del sistema: chi si conforma alle indicazioni ricevute durante tali consultazioni non può subire sanzioni, neppure quando l’interpretazione fornita dall’Amministrazione dovesse rivelarsi successivamente errata.
Ma l’implementazione di un sistema di controllo del rischio fiscale nelle PMI presenta criticità che non possono essere sottovalutate. Occorre infatti considerare che le piccole e medie imprese, diversamente dalle grandi corporations, dispongono di strutture organizzative più snelle e di limitata disponibilità di risorse specialistiche interne. Le procedure strutturate richieste dal TCF e la necessità di personale adeguatamente formato rappresentano investimenti significativi che potrebbero scoraggiare l’adesione al regime.
I vantaggi sono tuttavia considerevoli e meritano attenta valutazione. La possibilità di ottenere certezza preventiva sui comportamenti da adottare costituisce un elemento di particolare attrattività, soprattutto in un contesto normativo caratterizzato da frequenti modifiche e incertezze interpretative. L’attenuazione del regime sanzionatorio in caso di errori commessi in buona fede rappresenta un ulteriore incentivo, così come l’esclusione di conseguenze penali per i comportamenti conformi alle indicazioni ricevute dall’Amministrazione.
L’estensione del Tax Control Framework alle PMI richiederà inevitabilmente modifiche al D.Lgs. 128/2015. Si deve infatti procedere alla ridefinizione dei requisiti dimensionali di accesso e all’introduzione di procedure semplificate che tengano conto delle specificità organizzative di questo segmento imprenditoriale. È necessario coniugare l’efficacia del sistema di controllo con la sostenibilità operativa per le imprese di minori dimensioni. L’utilizzo di strumenti digitali potrebbe rappresentare la chiave di volta per rendere accessibile il TCF alle PMI. Piattaforme tecnologiche dedicate, controlli automatizzati, procedure digitali scalabili e modulari: tutto questo potrebbe abbattere significativamente i costi di implementazione e gestione del sistema. Nella prassi applicativa, del resto, si sta già assistendo a una progressiva digitalizzazione degli adempimenti fiscali che potrebbe facilitare l’integrazione del Tax Control Framework.
La fase di implementazione dovrebbe essere preceduta da un periodo sperimentale che coinvolga un campione rappresentativo di PMI. Solo attraverso un approccio graduale sarà infatti possibile valutare l’efficacia delle procedure proposte e identificare gli eventuali correttivi necessari, perfezionando il modello sulla base dell’esperienza applicativa e delle specifiche esigenze emerse.