Diritto del lavoro e legislazione sociale

26 Aprile 2025

Welfare aziendale: i risultati dell’ottavo rapporto Censis

Attivare e trattenere lavoratori impone alle aziende di elaborare soluzioni che associano alla scelta dei lavoratori di farne parte opportunità per perseguire il proprio benessere: questo il messaggio condiviso dall’ottavo rapporto Censis.

Nell’epoca post-pandemica, il lavoro non è più soltanto una questione di salario o carriera: il benessere, in tutte le sue dimensioni, è diventato centrale per milioni di lavoratori italiani. È quanto emerge chiaramente dall’ottavo Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale, che fotografa un mondo del lavoro profondamente trasformato da nuove esigenze, pressioni sociali e instabilità emotive.

Circa l’83% dei lavoratori intervistati desidera un impiego che contribuisca al proprio equilibrio psicofisico e questo dato è trasversale: interessa dirigenti, impiegati e operai, coinvolge giovani e over 55, ed è ormai percepito come una condizione imprescindibile, non più come un beneficio accessorio.

Anche la qualità delle relazioni all’interno dell’ambiente lavorativo ha acquisito un peso significativo: oltre il 94% dei dipendenti ritiene essenziale avere rapporti sereni con colleghi e superiori. Ma non si tratta solo di dinamiche relazionali: contano anche autonomia, riconoscimento e possibilità di gestire il tempo tra vita privata e professionale. L’equilibrio tra questi due mondi, infatti, è ormai considerato una vera e propria priorità per il 92% degli intervistati.

Se crescono le aspettative, si intensificano anche le criticità: una delle più diffuse è la cosiddetta “sindrome da corridoio”, un fenomeno che descrive l’invasione costante della sfera lavorativa nella vita privata.

Il fenomeno del work life blending interessa un numero importante di lavoratori: più di 1 lavoratore su 4 dichiara di non riuscire a separare i problemi dell’ufficio da quelli personali, con conseguenze pesanti in termini di ansia, stress e difficoltà relazionali.

Il burnout è ormai una realtà per il 32% degli occupati e i più colpiti sono i giovani tra i 18 e i 34 anni, con una percentuale che sfiora il 48%. L’ansia legata al lavoro, invece, coinvolge ben 3 lavoratori su 4.

Questo malessere diffuso, ovviamente, mette in crisi la produttività e mina alla base il senso di appartenenza all’azienda.

In questo scenario, i dipendenti non chiedono solo smart working o premi economici: il 63% apprezza iniziative che favoriscano la cura del corpo e della mente, come corsi di yoga, mindfulness o supporto psicologico. La richiesta più diffusa, però, è una: avere più tempo. Tempo per sé stessi, per la famiglia, per lo sport, per la socialità.

Un’altra sfida emersa dal rapporto riguarda la composizione del mercato del lavoro: i giovani sono sempre meno e gli over 50 sempre più presenti: tra il 2012 e il 2022, i lavoratori under 35 sono diminuiti di oltre il 7%, mentre quelli tra i 50 e i 64 anni sono aumentati di quasi il 41%.

Contestualmente, le dimissioni volontarie hanno registrato un incremento significativo: + 30% rispetto al 2019. Segno che il lavoro, se non soddisfa, viene abbandonato senza troppi rimpianti.

Il messaggio che emerge dal rapporto è chiaro: le aziende non possono più permettersi di trascurare il welfare. Offrire servizi personalizzati, costruire un ambiente di lavoro sano, valorizzare il tempo e il benessere del personale non è più una gentile concessione, ma una leva strategica. Solo così sarà possibile attrarre nuovi talenti e, soprattutto, trattenere quelli che già fanno parte dell’organizzazione.

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