Amministrazione del personale
21 Giugno 2025
La Cassazione ribadisce che il rinvio al contratto collettivo è valido solo se specifica con esattezza il profilo professionale da valutare nel periodo di prova.
Nel contratto di lavoro, il patto di prova costituisce un passaggio che richiede attenzione redazionale e rigore giuridico. La Corte di Cassazione, con ordinanza 9.06.2025, n. 15326, ha fornito un’ulteriore precisazione su questo punto, confermando un principio già affermato in più occasioni: il rinvio al contratto collettivo è ammesso, ma deve indicare in modo inequivocabile il profilo professionale e le relative mansioni.
La vicenda ha riguardato una lavoratrice licenziata per mancato superamento del periodo di prova. Nel ricorso, si contestava l’assenza di corrispondenza tra le mansioni descritte nel contratto e quelle effettivamente svolte, con richiesta di dichiarazione di nullità del patto. I giudici hanno invece confermato la validità del recesso, ritenendo che la formulazione contrattuale fosse sufficientemente chiara.
Motivazione della Suprema Corte – Secondo i giudici della sezione lavoro, la descrizione delle mansioni nel contratto non può essere generica, soprattutto se la categoria professionale indicata comprende più figure con compiti distinti. L’indicazione “categoria C”, ad esempio, non può bastare se tale classificazione racchiude una pluralità di ruoli. È quindi necessario individuare con precisione il profilo di riferimento, così da consentire una valutazione corretta della prova, sia per chi lavora sia per il datore.