Diritto del lavoro e legislazione sociale
03 Marzo 2025
La Corte di Cassazione riconosce il diritto alla NASpI per i detenuti che hanno svolto attività lavorativa, confermando l’equiparazione con il lavoro subordinato.
La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 23.02.2025 n. 4741, ha confermato che il lavoro penitenziario non può essere escluso dalle tutele previdenziali garantite ai lavoratori subordinati. La decisione nasce dal ricorso dell’Inps contro una sentenza della Corte d’Appello di Torino, che aveva riconosciuto a un detenuto il diritto alla NASpI al termine del suo contratto di lavoro presso la Casa Circondariale di Ivrea.
Il lavoratore aveva prestato servizio per 8 mesi con un contratto a tempo determinato e, alla sua scadenza, aveva richiesto l’indennità di disoccupazione. L’Inps aveva negato il beneficio, sostenendo che la cessazione dell’impiego era dovuta alla scadenza naturale del contratto e non a una perdita involontaria dell’occupazione. La Corte d’Appello aveva ribaltato questa interpretazione, affermando che il diritto alla NASpI non poteva essere negato solo per la particolarità del contesto lavorativo.
Il ricorso dell’Inps e le motivazioni della Cassazione -L’Inps ha impugnato la sentenza sostenendo che il lavoro carcerario non potesse essere considerato alla stregua di un impiego nel libero mercato, data la sua funzione rieducativa e la rotazione prevista tra i detenuti.